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Abisso Braulio : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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12034188_515710441915111_8409534098346972237_o19 Settembre 2015

Monte Pares, Alta Val Badia

Sono due anni che aspetto questo momento è finalmente è arrivato: andare a verificare la profondità di un buchettino scoperto insieme a Stefano nella cima del monte Pares in Alta Val Badia due anni fa.

Già l’anno scorso siamo tornati con alcuni del gruppo speleo di Bolzano e in quell’occasione sono stati trovati altri buchi e fessure nell’altopiano dolomitico, impossibili da vedere l’anno prima per il cattivo tempo con una visibilità ridotta a qualche metro!

Siamo scesi quindi dall’ingresso più grande fermandoci però quasi subito dopo una calatina di qualche metro per un masso che sbarrava il passaggio.

Quest’anno torniamo su assieme ai gruppi speleo di cui io e Stefano facciamo parte (Sezione speleo di Città di Castello e Gruppo Speleologico CAI Gubbio Buio Verticale) con l’intenzione di rimuovere il masso e verificare la profondità dell’ “Abisso Braulio”.

Siamo in 11 carichi come non mai tra corde, imbrachi, viveri, caschi, moschettoni e attrezzi vari, su per il sentiero che ci condurrà alla vetta (2396 metri). Due ore di avvicinamento, in salita, per fortuna con un bellissimo tempo, appagati dalla vista delle montagne più belle del mondo tutt’intorno a noi… Il paradiso!

L’ingresso è un pozzo disarrampicabile che finisce su uno stretto scivolo franoso, fino a una piccolo slargo dove a sinistra c’è un meandro e a destra una frattura che vediamo scendere ma sbarrata subito dal masso. Tutti non possiamo stare sul piccolo slargo, alcuni di noi, tra cui io, aspettano fuori lo spostamento dell’ostacolo.

Urla di gioia annunciano che il masso non c’è più. Rientro incuriosita e felice! E ora? Marco mi invita a calarmi per prima nella stretta fessura che scende verso l’ignoto…. ok, lo faccio.

Per me è la prima volta e mentre lego il sacco con la corda all’imbraco sento la saliva prosciugarsi e mi chiedo il perché non ho scelto un hobby diverso! La fessura è bella stretta nella prima parte, il sacco passa ma io faccio fatica, scendo, poi risalgo un po’, più a destra, no più a sinistra, penso di rimanere incastrata, mentre da sopra sento il “tifo” degli altri che sono accorsi a vedere, alla fine… passo!!

Mentre scendo disgaggio coi piedi le rocce sospese tra le pareti. Il suono delle rocce che si frantumano nel profondo buio mi da sollievo e speranza perché significa che la cavità continua ancora molto ma anche un po’ di inquietudine…

Scendendo appesa alla corda quello che vedo è una strettissima e profonda frattura , apparentemente senza fine, con pareti altissime e parallele, distanziate quel tanto che basta per far passare una persona, intervallate da terrazzini e salti. Una cavità di origine tettonica senza dubbio.

“Atterro” nel primo terrazzino, e credendolo un vero e proprio pavimento mi slego, faccio un passo avanti e mi accorgo che in realtà sotto di me non c’è niente se non grandi massi incastrati e ciottolame.

Torno indietro, mi guardo attorno, la luce a led del casco illumina in alto e un riflesso mi fa pensare a un ulteriore ingresso più avanti, in realtà alcune rocce sono ricoperte da minerali tipo pirite che riflettono la luce in dei bagliori bellissimi!

Aspetto che qualcun altro scenda ma la prima parte è davvero stretta per far passare tutti, così mi dicono di risalire per poi poter allargarla.

Scendiamo e scendiamo di terrazzino in terrazzino sempre “per coltello” o quasi, le pareti non si decidono ad allargarsi se non nell’ultimissimo tratto visto da noi (circa -65/70 metri) dove dopo l’ultima calata la presenza di terriccio e le pareti più distanti annunciano un cambiamento di qualche tipo.. da qui ancora si vede scendere la frattura per almeno 20, 30 metri e oltre…

Purtroppo finite le corde e data l’ora decidiamo di risalire. Appuntamento rimandato quindi per arrivare al fondo di questa immensa e mostruosa frattura “tettonica/teutonica”, la prima cavità dell’Alto Adige.

Un ringraziamento a tutti i compagni di avventura: Stefano L., Marco Bani, Elisabetta Perri, Francesco, Claudio, Daniele Poggini, Silvia Monaldi, Amedeo Puletti, Margherita Giombini, Stefano Giombini

Marta

Categories: racconti, slide

One Response so far.

  1. Mauro Mattei ha detto:

    Fantastici…Bravissimi

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