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Grotta dei Rifugiati : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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Foto Mirko Berardi

Foto Mirko Berardi

2 febbraio 2013

Nuovi scavi, per nuove prospettive
Grotta dei rifugiati, Parco Regionale del Monte Cucco, Umbria

Sono le otto e mezzo quando parto da Perugia, per affrontare questa nuova giornata di grotte e scavi.

Nonostante io sia in leggero ritardo, non posso rinunciare alla mia, ormai tradizionale, sosta alla Past It, per comprare dieci delle ormai rinomatissime pizzette rosse che, per tutta la giornata, rappresenteranno il mio unico pasto.

Il cielo è nuvolo, sembra minacciare pioggia, anche se poi, guardando il termometro della macchina, vedo che siamo sui dieci gradi, quindi tutto sommato, considerata la stagione, sembrerebbe essere una giornata abbastanza calda.

Arrivo a casa di Mirko dove, oltre a lui, già mi aspettava anche Mauro, in trepida attesa per affrontare la sua seconda esperienza in grotta. Neanche a dirlo, l’unico assente era Tommaso il quale, lo specifico per chi non lo conoscesse bene, è sempre e perennemente in ritardo. Ci degnerà della sua presenza una ventina di minuti più tardi.

Prepariamo il materiale necessario allo scavo, cercando di immaginare quali potranno essere le nostre esigenze una volta iniziato il lavoro in grotta.

Anche se all’appuntamento siamo solo in quattro, siamo costretti a partire con due macchine, la mia e quella di Mauro, in quanto, oltre a tutta l’attrezzatura da grotta, ci dobbiamo portare dietro anche due zaini fotografici con cavalletti annessi.

Dopo essere partiti, ed aver affrontato una piccola sosta al bar, da Ponte Calcara, prendiamo la strada che porta all’osservatorio, percorrendo un tratto asfaltato, e successivamente uno sterrato. Proprio in prossimità dell’osservatorio parcheggiamo le macchine, ci cambiamo, carichiamo gli zaini in spalla e, sempre con un occhio rivolto verso le minacciose nuvole, cominciamo a camminare sul prato in direzione della grotta.

Dopo cinque/dieci minuti di cammino o poco più, raggiungiamo l’ingresso, che si presenta come un pozzo non tanto largo che si apre in mezzo ad una radura, e proprio per questo non tanto facilmente individuabile, finche qualcuno non ci si trova in prossimità.

Dopo un paio di minuti di riposo, cominciamo ad attrezzarci per la discesa. Mirko inizia ad armare il pozzo, mentre io, Tommy e Mauro, cerchiamo di organizzarci per portare giù l’enorme mole di attrezzatura che ci siamo portati. Per secondo scende Mauro che, dopo un’iniziale titubanza, prende il via spedito, seguito da me e Tommaso.

Arrivati tutti e quattro all’interno dell’unica sala di cui è composta la grotta, posiamo le attrezzature e cominciamo a guardarci intorno, cercando di capire come organizzare lo scavo.

All’interno ci troviamo praticamente su una montagna di detriti, che scendono in due direzioni opposte, creando naturalmente il dilemma di dove scavare. In più, visto l’andamento degli strati geologici e le faglie che li attraversano, entrambe le direzioni sembrerebbero buone.

Senza pensarci troppo iniziamo a lavorare nella zona che iniziammo a scavare lo scorso anno, tenendo conto di alcune testimonianze di persone che durante l’ultima guerra si rifugiarono in quella grotta, le quali hanno raccontato che in quel punto, un tempo, usciva una corrente d’aria fredda.

In pochi minuti allestiamo una teleferica, utilizzando un cavo d’acciaio che già era stato posizionato da chi, prima di noi, aveva provato, in maniera poco convinta, a scavare nel medesimo punto.

Mauro è il primo che impugna paletta e zappetto e si infila nel punto più basso a scavare, e lì ci rimarrà per diverse ore.
Lo scavo risulta non tanto lento, ma presenta delle notevoli criticità, dovute alla grande quantità di massi e detriti che incombono sopra chi si trova a scavare così, insieme a Mirko, penso ad un piano di contenimento con funi d’acciaio e reti, da porre in opera nelle prossime volte.

Continuiamo a scavare, le ore passano veloci, e tra un secchio di sassi e l’altro, Tommaso e Mirko si dilettano nel fare qualche fotografia.

Poco dopo l’ora di pranzo, ci raggiunge mio cugino Mirko, quello che forse conosce da più tempo questa grotta, e quello che ha spinto di più in questi giorni per tornarci.

Ci alterniamo un po’ tutti allo scavo, al recupero del secchio, ecc.

Sono le quattro passate, e presi un poco dalla stanchezza, decidiamo di prendere la via del ritorno. Esce prima mio cugino, seguito da Mauro, da Tommy, ed infine da me che, carico come un mulo, disarmo anche il pozzo.

Il meteo fuori non è per niente bello: vento forte e temperatura abbastanza bassa. Appena siamo prossimi a raggiungere le macchine, inizia anche a piovere così, in fretta e furia io e Tommy, ci leviamo attrezzatura e tuta, ed entriamo in macchina rimanendo solo con i sottotuta.

Torniamo a casa di Mirko dove, davanti ad un bel tè caldo, ci rilassiamo dopo una giornata di scavo che, a parer mio, non fa mai male.

Marco Puletti

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Categories: blog, grotte, racconti, slide

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