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Il Casco integrale : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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02 aprile 2018

Forra del Casco, Valnerina, Ceselli (TR)

Eccoci pronti per la nostra consueta pasquetta acquatica, dopo qualche esitazione a causa delle abbondanti piogge e del freddo pungente degli ultimi giorni, abbiamo scelto di cimentarci nella discesa della Forra del Casco, in Valnerina.

Siamo in 7 all’appello, incontro a Fossato di Vico, fuori ci sono 2°C e nonostante sia prevista una giornata assolata, l’idea di affrontare le gelide acque di un torrente di montagna dopo il disgelo non sembra proprio una genialata. Ma siamo pronti, si va!

Nessuno di noi l’ha mai scesa questa forra, abbiamo chiesto qualche informazione in giro, ci siamo un po’ documentati, dovremmo farcela. Navigatore alla mano raggiungiamo il punto di partenza, prepariamo e dividiamo il materiale per poi lasciare una macchina alla base della valle per il ritorno. Sotto il ponticello il torrente gonfio d’acqua ci mette in allerta su quello che incontreremo.

Vestiti di tutto punto ci incamminiamo per il sentiero, non abbiamo ben chiara la meta, ma vediamo l’uscita della parte stretta della forra da dove precipita una bella cascata  (il casco dell’acqua), le nubi si spostano lasciando il posto a un sole cocente.

Decisamente accaldati raggiungiamo il punto di ingresso della parte terminale della forra, una bella spianata panoramica dalla quale si scende nella parte più inforrata, ma un tarlo si insinua nella nostra mente… da alcune descrizioni sembra che la forra inizi più in alto, in corrispondenza del paesino fantasma di Sensati, decidiamo di fare la discesa “integrale”.

Così saliamo ancora, il torrente è alla nostra destra, non possiamo perderlo. Con la schiuma alla bocca per il caldo raggiungiamo il borgo abbandonato, poi una piccola pieve, il sentiero che dovremmo imboccare per raggiungere il torrente non si trova anche se lo vediamo chiaro in lontananza, forse è chiuso dalla vegetazione, continuiamo a salire entreremo nella valle dall’alto, tanto ancora è presto.

Giornata splendida, incontriamo qualche escursionista che ci guarda come se fossimo alieni, in effetti non dovremmo avere un bell’aspetto: mute da sub, grossi zaini colorati, paonazzi e sudati come pochi… Siamo in cima alla valle, quasi alla sorgente, tra poco si svalica, forse è il caso di entrare.

Ci prepariamo e con una corda ci aiutiamo per scendere lungo la ripida scarpata boscosa, raggiunto il torrente ci abbeveriamo alle pozze d’acqua come cammelli nel deserto.

Siamo di nuovo in marcia, scendiamo lungo il piccolo torrente superando alcuni saltini in arrampicata, poi di fronte a noi un muro di rovi. Al grido “la rogara paura non ci fa” superiamo anche questo ostacolo usando un tronco come ariete.

In breve raggiungiamo la confluenza con un l’altro torrentello che viene da sinistra e che ha decisamente una bella portata, l’acqua diventa torbida, camminare nel fosso non è agevole, non si vede il fondo.

Aggiriamo alcuni piccoli salti poi dopo un po’ incrociamo il sentiero che avrebbe dovuto portarci all’ingresso della forra vera e propria, eccolo il maledetto, scendiamo ancora il flusso d’acqua aumenta ma la temperatura è ancora alta, raramente ricorriamo all’utilizzo delle corde.

Finalmente arriviamo nel tratto più impegnativo, le pareti si stringono, la corrente si fa più intensa, il rumore assordante. Una rapida successione di salti ci conduce dentro la stretta fessura dove l’acqua sbatte spruzzando contro le pareti sinuose… una centrifuga, l’aria gelida si incanala e crea un venticello assai fastidioso; poi di nuovo il sole, l’ampia valle si spalanca davanti a noi.

Un bel salto di quasi trenta metri dove l’acqua precipita e sparisce sotto i nostri piedi; cavo d’acciaio, catena, ma ci porta dritti sotto cascata, scendere così sarebbe un suicidio, per fortuna c’è un armo spostato sulla sinistra, piccolo traverso e si scende.

Ci fermiamo un attimo a guardare l’imponente cascata, poi si riparte, non è ancora finita, ma siamo veloci, la valle si riapre facendo filtrare qualche raggio di sole… per fortuna perché sono l’unico con la muta da 3mm e se mi fermo sono fottuto.

Ancora qualche salto poi ancora una bella cascata, non ci ricordiamo la successione dei salti, butto una trenta (che in doppia sono 15m), sembra che arrivi, ma il salto è da 19m, per fortuna la parete non è ripida, le scarpe tengono, scendo arrampicando e sfilando via la corda, poi urlo a Mattia di mettere una quaranta.

Dopo il piccolo contrattempo si prosegue, altri saltini, altre due belle cascate dove per fortuna gli armi ben messi ci fanno evitare il getto d’acqua sempre più potente.

Siamo in fondo alla valle, via via arrivano tutti, lungo il percorso ci siamo visti poco perché siamo andati avanti armando i salti a catena, con poche soste, il tempo di scambiare qualche commento, di fare quattro risate e siamo già alla macchina. Che bella giornata!

Il tempo di cambiarci, di recuperare la macchina a monte e sono già le cinque del pomeriggio, una birretta e un panino in Valnerina ce li siamo proprio meritati.

Tra due chiacchiere e quattro risate il sole tramonta anche su questa pasquetta, mentre il rumore dell’acqua rimbomba ancora nelle orecchie, torniamo a casa con un’altra bella avventura da ricordare e da raccontare, pensando già alla prossima…

Mirko B.

Guarda le foto su: https://www.flickr.com/photos/buioverticale/albums/72157694688475684

Categories: racconti, slide

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