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La Buca dell’Acqua Passera : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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P1010931-220 novembre 2015

Monte Le Gronde, Parco del Monte Cucco, Umbria

Grigio e uggioso venerdì di novembre, nuvole basse, non molto freddo, un po’ di vento in quota.

Giornata libera, per molti, visto  il meteo, sarebbe l’occasione ideale per restarsene stravaccati al calduccio sul divano, magari a guardare la TV o davanti al PC.

Ma noi no, a noi non piace stare comodi e al caldo, ci piace strisciare sotto terra a caccia di nuovi luoghi da illuminare.

Ci ritroviamo la mattina al Bar Le Bighe come al solito, ci facciamo coraggio a vicenda, siamo in tre: Io, Marco e Mirko; obbiettivo rivedere e riarmare una piccola cavità sul versante est del Monte Le Gronde, valutare le eventuali possibilità di prosecuzione ed esercitarsi nel rilievo ipogeo.

La grotta in questione è la Buca dell’Acqua Passera che si apre non molto distante dalla fonte omonima… non molto distante ma circa 100mt più in alto in quota.

Alcuni di noi hanno già visitato questa piccola cavità in passato, ma da anni non ci torniamo più.

Conosciuta da sempre da pastori e boscaioli, fu oggetto di una intensa attività esplorativa da parte degli speleologi del Gruppo Speleologico Gualdo Tadino, che ne portarono lo sviluppo a più di 70 mt con una profondità di circa 20 mt, arrestandosi di fronte ad una stretta fessura soffiante.

La grotta si apre su una formazione geologica, i Calcari Diasprigni, considerata da sempre scarsamente carsificabile, ed in effetti si tratta per lo più di una frattura, dove però il passaggio dell’acqua appare evidente. La forte corrente d’aria gelida che la percorre ne indica il comportamento da “ingresso alto” di un sistema carsico di una certa importanza, e questo ci incuriosisce assai…

Ci cambiamo velocemente sferzati da un fastidioso vento umido mentre un paio di puledri ci girano intorno incuriositi, accendiamo il gps, tariamo l’altimetro, carichiamo i pesanti sacchi in spalla e cominciamo a salire “dritto per dritto” cercando l’ingresso lungo il fosso che scende verso la Fonte dell’Acqua Passera.

Sicuramente non è il percorso più agevole, il terreno acclive, bagnato e ricoperto di foglie scivola sotto gli scarponi e non raramente obbliga ad appoggiarsi con le mani a terra… e non solo con le mani!

Saliamo velocemente lungo il pendio e dopo qualche zig zag troviamo l’ingresso, vicino a una pianta di sambuco, strano ritrovamento in un bosco di faggi di alta quota. Prendiamo le coordinate, l’altimetro segna 1234mt slm, dalla stretta fessura, parzialmente ostruita dai rami e dalle foglie, esce una discreta corrente d’aria gelida.

L’accesso si presenta come una piccola spaccatura nella quale si entra di piedi per affrontare il primo pozzetto, di circa 5mt, che scende in una piccola sala; prepariamo gli strumenti per il rilievo e per armare, leghiamo una corda al sambuco, giusto per aiutarci e scendiamo.

Mirko prende la sacca d’armo e le corde e comincia a sistemare gli armi, io e Marco iniziamo a fare il rilievo.

Dopo la prima piccola saletta, dove si sta a malapena in piedi, una strettoia in discesa conduce a un primo pozzetto, 6 o 7 metri per raggiungere la saletta sottostante, poi si prosegue orizzontalmente tra grossi massi di crollo.

La grotta è molto singolare, le pareti sono ricoperte di bellissimi noduli di selce e gli strati di diaspri, sottili e orizzontali, le conferiscono una morfologia unica e spettacolare.

Altre strettoie orizzontali e si arriva in un’altra piccola sala, su un lato si apre un altro pozzo stretto, dall’altra un camino in risalita… Mirko è alle prese con un armo non facile, la corda struscia ovunque, il pozzo è stretto e per scendere bisogna passare tra grossi massi messi in sicura “psicologica” con dei cavi in acciaio.

Completiamo il rilievo di questa zona e scendiamo di un altro “piano”, siamo sul fondo e la lunga e stretta sala prosegue in un cunicolo, ci togliamo gli imbrachi e proseguiamo in leggera discesa fino al foro, del diametro di meno di 20 cm, che sputa fuori aria gelida e che segna il confine conosciuto della grotta…

Il freddo comincia a farsi sentire, siamo intirizziti, congelati, tremiamo, ma bisogna almeno terminare il rilevo, infilati dentro gli ultimi cunicoli proseguiamo, l’aria è tremenda e comincia ad esserci anche maggior stillicidio.

Un’occhiata al volo per valutare eventuali azioni da intraprendere per superare la strettoia finale, poi cominciamo a tornare indietro, Mirko risale per primo e porta fuori il materiale, noi prendiamo le ultime misure e disarmiamo.12238441

Salutiamo la piccola amica soffiante, torneremo a trovarla, magari presto… che sia una delle porte d’ingresso di quest’area ricca di indizi di carsismo ma povera di grotte?

In poco tempo siamo fuori, ci siamo un po’ scaldati, fuori è ancora giorno, fa un pochino più freddo ma il sole fa capolino tra le nuvole, scendiamo a capofitto giù per la faggeta, ci cambiamo al volo e risaliamo in macchina.

Ma non finisce qui, c’è da fare la restituzione del rilievo, sarà una lunga nottata.

Mirko B.

Guarda le foto su: https://www.flickr.com/photos/buioverticale/albums/72157661620401085

Categories: racconti, slide

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