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LA GROTTA DEL SASSO: UNA FRONTIERA DA IMMAGINARE : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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P101086214 gennaio 2016

Finalmente sono riuscito a generare un piccolo articolo su questa nostra piccola e interessante grotta.

Per carità, non me ne voglia Andrea Gobetti per avergli copiato il titolo, anche perché il mio racconto sarà tanto più breve quanto meno emozionante.

Non me ne voglia neanche il nostro Mirko, al quale avevo promesso di scrivere questo articolo da almeno due mesi, ma si sa, quando non hai l’ispirazione, è inutile mettersi davanti alla tastiera.

Tornando a noi, avrei dovuto scrivere una sorta di piccolo resoconto delle uscite fatte alla Grotta del Sasso negli ultimi mesi del 2015, ma visto che il tempo è ormai passato da un pochino, e al “Sasso” ci siamo tornati altre volte, vorrà dire che cercherò di fare un piccolo riassunto di quello che è stato, soprattutto per me, esplorare questa grotta.

Non vi immaginate chissà che cosa, è una piccola grotta, ma noi speleo ci accontentiamo di poco, anche se troviamo un buco fetido e stretto, basta che sia inesplorato, e il fomento dell’esploratore ci pervade, ci emoziona e ci da un senso di appagamento.

Appunto, un buco fetido e stretto, è così che si presentava la nostra “grotticella” quasi tre anni fa. Lunghe giornate trascorse a rendere quel pertugio transitabile da essere umano, metri cubi di roccia e terra rimossi, solamente inseguendo la speranza che oltre ci potesse essere qualcosa da scoprire.

A volte mi fermo a riflettere su quello che gli speleologi fanno, azioni incomprensibili da qualsiasi altro essere umano. Provate a raccontare a chiunque, che spesso passate le giornate che dovrebbero essere dedicate al riposo, faticando ancor di più. Provate a dire che invece di stare a letto fino a tardi, e a pranzare davanti la tv, invece andate a scavare dentro un buco fetido in cima ad una montagna, faticando come schiavi, sentendo freddo, fame, e una volta tornati a casa, pure male alle ossa. E per cosa? Solamente perché cerchiamo di immaginare qualcosa che non sappiamo se esiste, inseguendo anche il più labile spiffero d’aria.

Ecco, l’aria. Passiamo i fine settimana a faticare, sudare, ed ammattirci, per colpa della cosa meno tangibile del mondo, che non puoi prenderla, e nemmeno  vederla, eppure è il più grande motore che smuove le viscere della passione. Mah, roba da non credere.

Ma quante fatiche in questa piccola grotta, ma quante amicizie dico io, quante emozioni, quanti momenti felici, quanta esperienza, quanta vita!

Non ci si crede quanto ti può dare vivere esperienze del genere. Io in questa notte insonne sto ripercorrendo questi momenti, ed una marea di eventi mi scorrono nella testa, e tutti legati solo a questa piccola grotta.

Ripenso a quando insieme ad Elisa la trovammo, così per caso, ed era così piccola che non entrava nemmeno il mio casco per illuminare l’interno, ma una lievissima corrente d’aria subito ci catturò e così nacque tutto.

Mi rivengono in mente le fatiche fatte per scavare quella terra. Fatiche però condivise con amici veri, amici vecchi ma anche nuovi, ed è per questo che ogni volta si ritorna, perché la fatica in grotta è un piacere.

Le continue emozioni. Ti sembra che allarga un pochino, ed ecco subito che l’adrenalina va alle stelle, immagini che si apra una galleria autostradale, ma se invece l’ambiente appena trovato ti permette a mala pena di rigirarti per tornare indietro, la sensazione di appagamento è la stessa.

E poi capita anche che trovi qualcosa, una saletta spaziosa, una condotta comoda, un bel meandro lungo che ti fa viaggiare con la testa nel mondo della speleogenesi, costringendoti a elucubrazioni mostruose riguardanti teorie speleogenetiche improbabili, e fenomeni idrologici degni di una pubblicazione universitaria.

L’esperienza, questa sconosciuta. Quella che ti torna in mente quando fai la solita cavolata. Il famoso “ah, è vero”, oppure “ah, se mi fossi ricordato”. Ogni volta che ti dimentichi uno strumento, oppure ogni volta che dimentichi la linea per i manzi (parole in codice), e afferri che ti sei portato il peso del trapano assolutamente inutilmente.

L’esperienza è anche quella che non ti fa andare in una grotta la mattina dopo un diluvio di pioggia, perché come ci è successo da poco, ti ritrovi zuppo fino al midollo dopo i primi cinque metri, e tutti sappiamo che stare fradici in grotta non è cosa buona.

E poi ancora, il primo rilievo con il DistoX. “Oddio da dove comincio, prima gli splay o prima la battuta?” E allora ricomincia da capo tre volte, finché qualcosa inizia a girare per il verso giusto, e allora cominci a vedere sullo schermo del palmare che tutta quella fatica, quel sudore, quella fame, quei dolori, cominciano a prendere una forma, e allora puoi guardare per intero la tua piccola grotta, puoi girarla, puoi ingrandirla o rimpicciolirla, stamparla, farla vedere agli amici, e perché no, anche farla in 3D (capisco che è una moda, ma a noi piace. Chi deve capire capisce).

Mamma mia quante cose che accadono in una piccola grotta.

Ma questa è la speleologia, un mix fatale di incontri, sensazioni, emozioni, follia, esperienza, scienza, testardaggine, fortuna, che chi non la prova non può immaginare. Tutto questo perché vogliamo vedere quello che gli altri non possono vedere, o quello che ancora nessuno ha mai visto. E come lo facciamo? Immaginando con la nostra mente.

Tornando a noi, avevo detto che avrei scritto un resoconto delle ultime uscite che abbiamo fatto alla Grotta del Sasso, e mi sembra che ho scritto di tutto, ma nessuno ha capito che succede alla fine in questa benedetta grotta. Cercherò allora di riassumere come procedono i lavori.

Innanzi tutto il rilievo è stato finito, quindi possiamo dire che la grotta ha un’estensione di circa 80 metri, pochini, ma abbastanza per crederci ancora. Come al solito inseguiamo sempre l’aria, sempre presente, aspettando che il nuovo sifone appena scoperto si svuoti per vedere se oltre c’è qualcosa.

Torneremo più agguerriti che mai, come sempre!

Marco P.

Categories: racconti, slide

One Response so far.

  1. fabrizio p ha detto:

    Grazie Marco !! Vedrai che quando torni avrai belle sorprese ..

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