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Lodovico Santacroce, fabrianese, primo esploratore della Grotta di Monte Cucco : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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Adi 18 de Novembre del 1551

Adi 18 de Novembre del 1551

EURO PULETTI. 2010, L’esploratore del Cucco.

Santacroce il primo fabrianese a scoprire la Grotta.
In “L’Azione” (sabato 11 dicembre 2010 – Anno XCIX, N. 47, p. 24, rubrica CULTURA).

Fu un uomo d’arme fabrianese il primo esploratore della Grotta di Monte Cucco

FOTO2

Scritta alla Sala del Becco

Fu, con ogni probabilità, un uomo d’arme fabrianese, l’aristocratico colonnello Lodovico Santacroce, vissuto nel secolo XVI, il primo uomo ad esplorare, “Adi 18 de Novembre del 1551”, la famosa Grotta di Monte Cucco.

Delle sue molte firme, tracciate, col nerofumo della propria torcia, nello stesso anno 1551, all’interno delle prime grandi sale della “Caverna di Monte Cucco”, alcune delle quali tuttora conservate, così parla Giambattista Miliani, colui il quale dell’esplorazione sotterranea al Cucco fu il vero e proprio nume ed il pionieristico indagatore scientifico.

Tra il giugno del 1883 e l’aprile del 1892, il Miliani compì, infatti, la prima esplorazione scientifica di quello che va sotto il nome odierno di “ramo turistico” della Grotta di Monte Cucco. Miliani, oltre al grande industriale e politico che tutti sappiamo, era anche un valente alpinista della sezione di Roma del Club alpino italiano, della quale, in progresso di tempo, divenne anche Presidente.

Fu proprio alle 303 pagine del numero 58, volume XXV, del bollettino del Cai, stampato ed apparso tra il 1891 ed il 1892, ed intitolato “La caverna di Monte Cucco”, che il Miliani affidò il resoconto delle sue reiterate esplorazioni alla più vasta e profonda cavità dell’Umbria.

Ricostruzione Croce Esse Ludovico 1551 Grotta Cucco

Ricostruzione Croce Esse Ludovico 1551 Grotta Cucco

Durante queste sue accurate investigazioni, Miliani ebbe, tra l’altro, modo d’osservare e commentare, sulle pareti della Grotta, anche alcune scritte.

L’iscrizione, a caratteri gotici, “Ludovico 1551”, tracciata col nerofumo della torcia, si può trovare scritta -annota Miliani- “in tutti rami della grotta” e “nella estrema diramazione”.

Con le citate parole Giambattista Miliani indicava, così, quello che rimane, tuttora, il più antico autografo mai reperito all’interno della Grotta di Monte Cucco.

Aggiungeva, inoltre, lo speleologo ottocentesco: “(Ludovico) deve essere un monaco poiché fa sempre seguire il suo nome dalla sigla formata da una croce su cui è innestata la lettera S” (cfr. Giambattista Miliani, op. cit., p. 300).

La croce tracciata da questo Ludovico deve senz’altro essere identificata con quella, confitta su di un trimonzio, che formava lo stemma dei Santacroce e la lettera “esse”, che vi si avvolgeva, altro non doveva segnalare se non l’iniziale maiuscola del cognome di famiglia dei Santacroce, nobile famiglia fabrianese, d’origine romana, estintasi, durante il XVIII secolo, nei Periberti di Fabriano.

Stemma Famiglia Santacroce Fabriano

Stemma Famiglia Santacroce Fabriano

Romualdo Sassi, poi, in Il “Chi è?” fabrianese (Arti Grafiche “Gentile”, Fabriano 1989, p. 204), altro non fa che confermare quanto sopra sostenuto, allorché, testualmente, scrive: “Santacroce Lodovico (sec. XVI). Uomo d’arme; colonnello a Roma, si distinse in un torneo di cavalieri indetto da Pio IV (1565). Fu uno dei primi esploratori della grotta di Montecucco, ove lasciò molte sue firme in ogni stanza, fino all’ultima deviazione (1551). Marcoaldi O., 5, I, p. 69. – Miliani G. B., 28”.

Come apprendiamo, poi, dal sito internet http://www.fabrianostorica.it/palazzi/corsogrande.htm (s.v. I Palazzi di Via Corso Grande (Via Gioberti) di Pippo Rossi): “In fondo alla via Gioberti, proprio davanti alla chiesa dei gesuiti (Sacro Cuore) è situato il palazzo appartenuto alla famiglia Santacroce”.

Interessantissimo sarebbe, a questo punto, reperire altre notizie storico-biografiche (e, magari, anche un ritratto pittorico) su tale ardimentoso esploratore fabrianese, che va senz’altro annoverato fra gli antesignani della speleologia mondiale.

Contemporaneamente al Santacroce, o pochi anni dopo, dovette esplorare la Grotta del Cucco un altro militare, probabilmente amico e/o commilitone di Lodovico Santacroce, ma questa volta di Costacciaro, Messer Adramando od Adromando Ghigi, valente capitano di ventura nell’esercito dell’Imperatore Carlo V nelle Fiandre, come attesta il suo autografo datato, “Adromando 1555”, registrato, sempre da Giambattista Miliani, nel proprio citato articolo sul bollettino Cai del 1892.

Euro Puletti

5 Responses so far.

  1. Francesco.Q ha detto:

    Interessantissimo. Immagino la tripla dose di coraggio che devono sver avuto questi esploratori, potendosi avvalere di mezzi limitatissimi per esplorare qualcosa che era molto più “ignoto” in ogni suo aspetto di quanto non lo sia ora, il sottosuolo, reso ancor più “pericoloso” dalle credenze fiorite intorno ad esso. Ma, si sa, la curiosità è più forte della paura. Grazie Euro.

    • Euro Puletti ha detto:

      Sì, grandissimo coraggio, anzì, ardimento, debbono aver certamente avuto questi “primi uomini” del Cucco profondo! Non per niente erano soldati di professione: Ludovico Santacroce di Fabriano (1551) e Adromando Ghigi di Costacciaro (1555), probabilmente conoscenti od amici… Stiamo attenti alle più antiche firme superstiti nella Grotta di Monte Cucco: esse hanno, infatti, ancora molto da dirci e da stupirci!!! Euro

  2. Mauro Mattei ha detto:

    STUPENDA…Grazie Euro per regalarci queste stupende e preziose perle…

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