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Magico Supramonte : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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Supramonte, Parco Nazionale del Gennargentu, Sardegna

Un misto di soddisfazione e malinconia mi assale rivedendo le mie amate montagne, la nostra fantastica esperienza nel Supramonte si è appena conclusa, scarico i bagagli dalla macchina, ripartirei adesso, ma gli impegni mi attendono, non faccio in tempo ad entrare in casa che il telefono inizia a strillare… si ricomincia.

Vorrei cominciare questo piccolo racconto ringraziando i nostri amici sardi che ci hanno accolto nella loro terra in modo incredibile, scarrozzandoci qua e la per una settimana, accompagnandoci in luoghi fantastici, facendoci da guide lungo sentieri faticosi e impervi, allietandoci con la loro compagnia e la loro giovialità, facendoci ammirare ed apprezzare tutte le bellezze di questa terra aspra ma meravigliosa.

Un ringraziamento particolare dobbiamo farlo ad Alessio del Gruppo Grotte Cagliari CAI che è stato con noi tutto il tempo e al quale andrebbe fatto un monumento per la pazienza e la disponibilità, grazie davvero di cuore! Un grazie speciale anche agli altri amici speleologi cagliaritani e nuoresi: Francesco, Antonio, Elisa, Stefania, Andrea, Manuela e Marta che ci hanno accompagnato e fatto compagnia.

Concluso questo doveroso preambolo vorrei raccontarvi ogni istante di questa speleo-vacanza in terra sarda ma sarebbe estremamente complicato riuscire a sintetizzare tutto il bello che ho negli occhi e nella mente in poche frasi, in poche parole, sono talmente tanti i ricordi che conserverò di questa avventura che mi riesce difficile anche solo poterli esprimere.

Comincerò dalla partenza. Siamo in tanti a partire, 18 per l’esattezza, 9 uomini e 9 donne, alcuni di noi per una semplice vacanza e per stare in compagnia, altri con l’intento di trascorrere una settimana all’insegna dell’avventura. Abbiamo deciso di impostare la vacanza in modo da fare ogni giorno un’attività in grotta o in montagna diversa e di dormire in tenda o nei vari rifugi sparsi nel Supramonte, comodità pochissime, avventura tanta, per alcuni forse una vacanza troppo “wild” visto che sono alle prime armi, ma abbiamo tante alternative tra cui uno splendido mare, insomma c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Sono mesi che con Alessio stiamo programmando le uscite, cercando le sistemazioni migliori e organizzando la logistica, in realtà il grosso del lavoro lo ha fatto lui, noi gli abbiamo solo fatto una lista dei desideri e lui si è adoperato anima e corpo per realizzarli, finalmente ci siamo.

Partiamo domenica pomeriggio, i bagagli stipati all’inverosimile nelle macchine, modalità relax ON, ci si vede al parcheggio della Coop, tutti puntuali, si parte.. la carovana di macchine procede spedita verso Livorno dove ci imbarcheremo intorno alla mezzanotte per l’andata, Evelin e Paola ci aspettano già in Sardegna.

Si viaggia di notte, si dorme poco un po’ per la scomodità un po’ per l’euforia, al mattino l’alba e la costa sarda ci accolgono… è solo l’inizio del sogno.

Molti di noi sono già stati in Sardegna ma le grotte e le montagne sarde per noi sono ambienti sconosciuti sui quali abbiamo solo potuto fantasticare guardando foto e filmati o ascoltando i racconti mirabolanti di chi ci è già stato.

Finalmente mi sento in vacanza, lungo la strada per Dorgali iniziamo a vedere all’orizzonte quello che sarà il teatro di questa meravigliosa avventura: il Supramonte, area impervia e selvaggia, ricca di storia e di misteri, paradiso naturale sopra e sotto la terra.

A Dorgali incontriamo Alessio, Antonio ed Elisa che ci conducono verso la foresteria dell’Oasi Faunistica dove passeremo la notte nei pressi della grotta di Su Crabargiu nostra prima tappa.

Sistemiamo macchine e bagagli e l’avventura può iniziare, scendiamo lungo un sentiero dapprima ripido poi abbastanza agevole fino ad arrivare all’ingresso della grotta che si percorre senza attrezzi. Il gruppo è molto eterogeneo e numeroso, tra di noi ci sono anche ragazze alla prima esperienza ma a parte qualche strettoia iniziale che mette alla prova il loro coraggio procediamo tutti spediti e superata la frana con la sapiente guida di Elisa, che qui è di casa, raggiungiamo ampi ambienti riccamente concrezionati.

Per quelli di noi che conoscono bene le grotte è uno squisito antipasto che prelude a una scorpacciata nei giorni successivi, per gli altri meno esperti è un piatto completo tant’è che dopo il faticoso ritorno alla luce e il sentiero di risalita decideranno che per qualche giorno i lividi e la stanchezza dovranno essere guariti con una sonora cura di sole e di mare.

Ceniamo tutti insieme alla luce delle nostre frontali arrostendo carne e sistemandoci per la notte nei pinnetti e nelle tende, l’indomani si va alla Grotta Donini, sveglia presto, colazione e via verso una nuova avventura, il gruppone si divide, alcuni vanno verso il mare altri verso il selvaggio entroterra. All’incrocio lungo la statale in direzione della grotta ci attende Giampietro, esperto del territorio e proprietario dell’Ovile Carta dove passeremo alcune notti.

La strada è lunga e impervia e in un’oretta siamo a destinazione, il meteo è incerto e forse nel pomeriggio pioverà ma se siamo veloci non dovremmo avere problemi, indossiamo le mute e l’attrezzatura e cominciamo a scendere lungo il letto del fiume quasi in secca fino all’ingresso della grotta che è una sorta di forra sotterranea che si percorre con tecnica torrentistica.

Qualche momento per prepararci e cominciamo a scendere, siamo in tanti e cerchiamo di velocizzare i tempi nei passaggi per non sentire freddo una volta bagnati. Dopo le prime strettoie la grotta diventa grande e un susseguirsi di traversi e vasche poco profonde ci conduce alla calata sopra al primo lago.

Io non sono un gran nuotatore, in realtà ho lo stesso rapporto con l’acqua di un gatto, quindi le vasche profonde e i laghi lunghi decine, anzi centinaia di metri, da fare a nuoto un tantino mi impensieriscono ma non posso perdermi questa avventura, il bidone e la sacca stagna che ho portato nello zaino sicuramente mi faranno da salvagente in caso di necessità.

Primo salto, si atterra in un lago profondo, un attimo di esitazione e mi butto in acqua, gelida, ma pensavo peggio, dopo aver percorso le forre dell’Appennino in primavera sembra quasi calda. L’ambiente è meraviglioso, condotte forzate ampie e liscissime danno l’idea di quale potenza abbia generato questo spettacolo della natura, rimpiango di non avere con me la macchina fotografica, spero che Francesco stia facendo qualche bella foto e qualche video.

La grotta è un susseguirsi di laghetti, cascate e marmitte giganti anche se non c’è grande scorrimento d’acqua… qualche toboga, qualche tuffo un paio di salti ancora e raggiungiamo la parte fossile dove aspettiamo gli altri che hanno fatto una piccola deviazione fuori programma. Tutti insieme cominciamo e scendere, qualche vasca ancora e si comincia a vedere la luce, uno spettacolo incredibile, il sole filtra da un’alta e stretta fessura illuminando l’acqua delle vasche, un sogno. Un ultimo tuffo e siamo sul saltone finale, forse una cinquantina di metri, per raggiungere la sottostante forra, si esce all’aria aperta, il panorama è mozzafiato.

Ci ricompattiamo un attimo, cominciano a cadere le prime gocce, un’oretta di cammino in salita e torniamo alle macchine, siamo stati veloci ed abbiamo tutto il tempo di prendercela con calma per il ritorno. Stasera dormiremo da Giampietro, una sosta al bar per la meritata birra e per attendere il resto del gruppo di ritorno dal mare, poi si sale all’Ovile Carta dove ci cuciniamo qualcosa e, dopo una bella cantata in compagnia con il padrone di casa che ci accompagna con la fisarmonica, tutti in branda.

Terzo giorno, sveglia presto come al solito, direzione Baunei dove ci aspettano anche Francesco e Stefania che insieme ad Alessio ci guideranno in una due giorni di trekking lungo il Selvaggio Blu, abbiamo deciso di percorrere il tratto da Ololbizzi fino a Cala Sisine dove dormiremo per poi affrontare il giorno dopo la via ferrata che ci riporterà indietro e dove ci rincontreremo con quelli che che hanno scelto il percorso “turistico”.

Da subito il panorama con il mare azzurrissimo sotto i nostri piedi e le pareti di bianca roccia è da togliere il fiato, arricchito ancor di più dalla vegetazione incredibile tenacemente arrampicata lungo i ripidi versanti. Camminiamo sotto il sole per il primo tratto poi alcune nuvole alleviano un pochino la calura, percorriamo sentieri a strapiombo sul mare, attraversiamo gineprai e boschi di lecci secolari, incontriamo piccoli covili e ripari di pastori, ad ogni angolo si aprono panorami sempre nuovi, scenari inimmaginabili, una meraviglia per gli occhi.

Il sentiero sale e scende in un susseguirsi di valli e creste, qualche piccola arrampicata con l’ausilio delle catene, qualche disarrampicata da affrontare con attenzione, dobbiamo scendere anche alcuni salti con l’ausilio delle corde, i sacchi pesanti sulle spalle ci sbilanciano un pochino ma ad ogni passaggio le esclamazioni di stupore e meraviglia hanno il sopravvento sulla fatica e le difficoltà tecniche.

Un ultimo salto, nel frattempo una leggera pioggia ha cominciato a cadere rinfrescandoci e rendendo un pochino scivoloso il sentiero ma ormai siamo arrivati, un androne asciutto e riparato sarà il luogo dove passeremo la notte bivaccando all’aria aperta. Prendiamo il costume e il telo e raggiungiamo la “banda del gommone” in spiaggia a Cala Sisine dove approfittiamo per fare un bagnetto pomeridiano; un brindisi per festeggiare il compleanno di Arca e risaliamo al nostro bivacco per cenare e passare la notte.

All’imbrunire la luce del fuoco rischiara l’androne mentre il cielo si riempie di stelle, chiusi nei sacchi a pelo dormiamo a terra, l’alba con il suo bagliore ci sveglierà. Colazione veloce e si riparte ci aspetta una bella risalita, poi la ferrata da capogiro di Plumare lungo una stretta cengia e picco sul mare, bello oltre l’immaginabile… con un paio di calate mozzafiato scendiamo infine per circa cento metri fino a tornare sul percorso del giorno precedente, decidiamo di chiudere l’anello e di tornare a Cala Sisine nel primo pomeriggio per poi raggiungere le macchine percorrendo per circa dieci km la bella valle della Codula Sisine.

Nell’ultimo tratto di strada ci raggiunge anche la pioggia, ma è un dolce sollievo dalla calura e dalla fatica, tornando in macchina ci fermiamo un attimo al Golgo per affacciarci sull’impressionante voragine di Su Sterru, poi una birretta di rito a Dorgali, il ritorno all’ovile di Giampietro per una cena a base di culurgiones e maialino sardo e tutti a letto.

L’indomani io, Evelin, Paola e Alessio raggiungiamo Andrea e Manuela a Su Bentu mentre il grosso del gruppo si gode il meritato riposo al mare. Un saluto agli amici che non vedo da tempo poi ci si prepara e si comincia a salire verso la grotta. Avvicinamento breve, entriamo, l’obbiettivo è quello di raggiungere la Grandissima Frana, progrediamo veloci lungo i cunicoli ventosi poi percorriamo gli interminabili traversi sulla grande cengia passando via via i campi dai quali antichi e moderni esploratori hanno raggiunto le più estreme propaggini di questo enorme complesso sotterraneo.

Tutto qui è gigante, a tratti sembra quasi che la lampada frontale sia affievolita tanto grandi e profondi sono gli antri, le voragini, i saloni. Attraversiamo il profondo canyon tramite una teleferica poi proseguiamo sulla cengia fino a scendere tramite un cunicolo sul fondo, qualche arrampicata per superare i laghetti e le marmitte piene di acqua, altri passaggi più stretti poi il Casello e l’Autostrada e le ampie gallerie per raggiungere la Grandissima Frana.

Ci sentiamo infinitamente piccoli salendo la collina di detriti nella prima parte della sala e costeggiando il maestoso specchio di faglia, le luci a malapena raggiungono il soffitto. Mangiamo qualcosa e decidiamo di riprendere a malincuore la strada del rientro, il ritorno è un pochino più lento e ci dà l’opportunità, con qualche sosta in più, di godere meglio della vista dei meravigliosi ambienti che ci circondano, siamo senza parole.

La luce e i profumi del bosco ci accolgono all’uscita, salutiamo Andrea, Manuela e Alessio che ci raggiungerà l’indomani sera, una pizzetta a Baunei e raggiungiamo gli altri al rifugio, la notte sarà breve, domani alle 7:30 si parte per Su Palu con Francesco che ci farà da guida.

Nonostante il ritmo infernale mi sento ancora pieno di energie e la mattina scatto in piedi pronto a scendere ancora nel sottosuolo sardo per visitare un’altra grotta che sogno di vedere da una vita, le aspettative non saranno tradite.

Siamo in dieci oggi, abbiamo recuperato anche gli incerti, pronti via ci avviamo verso l’ingresso, alcune strettoie, alcuni passaggi su frana e raggiungiamo il ruscello che ci accompagnerà lungo quasi tutto il percorso, poi arriviamo al famigerato sifone che in alcuni di noi ha destato qualche preoccupazione, per fortuna di acqua ce n’è poca e il passaggio è privo di difficoltà.

Poi si comincia a scendere lungo il fiume fino alla zona fossile, qualche traverso tecnico, un paio di calate e ancora lungo il fiume fino al lago… ad ogni passo una meraviglia, le nostre luci riflesse disegnano un arcobaleno di colori e fantastici giochi di ombre, concrezioni bianchissime ci accompagnano ai lati dello stretto meandro, è tutto bellissimo, procediamo estasiati con in sottofondo il gorgoglio dell’acqua, la grotta è calda e anche l’acqua non sembra così gelida.

Saliamo verso il campo, poi verso Lilliput, gli ambienti diventano enormi e imponenti, siamo stati veloci nonostante siamo in tanti, approfittiamo per mangiare qualcosina poi decidiamo di tornare indietro per uscire in tempo per la festa del solstizio d’estate organizzata dal Gruppo Grotte Nuorese al rifugio Picave.

Alle quattro del pomeriggio siamo fuori, strisciando su per il laminatoio in salita che precede l’uscita sgusciamo all’esterno dove il sole infuoca le rocce sul greto del fiume, ci fermiamo un attimo a sciacquare gli attrezzi e la tuta poi cominciamo a risalire, mancato l’ingresso del sentiero ognuno di noi procede seguendo percorsi più o meno accidentati e intricati verso le macchine ma alla fine chi per il fiume chi per la macchia tutti arriviamo alla meta.

La sera raggiungiamo gli altri a Dorgali poi insieme andiamo al Rifugio Picave, il tempo di posizionare le tende e poi comincia la festa; posto stupendo, ottimo cibo e ottima compagnia, balliamo fino a tarda notte.

La mattina tutti pronti per le nove, è l’ultimo giorno per noi in Sardegna e i nostri amici Alessio, Antonio, Francesco, Elisa e Marta hanno voluto prepararci una sorpresa, saliamo in macchina verso una destinazione sconosciuta, poi si parcheggia e si comincia a salire a piedi, la squadra è di nuovo quasi al completo.

La passeggiata sotto il sole cocente si rileva più impegnativa del previsto, visti anche gli stravizzi della sera precedente, arriviamo infine dopo qualche peripezia all’ingresso della Voragine di Tiscali giusto in tempo per ammirare uno di quegli spettacoli della natura che si possono vedere raramente, è questa la nostra sorpresa.

Mezzogiorno in punto, solstizio d’estate, un raggio di sole che sembra un laser squarcia il buio della grotta e raggiunge dapprima la parete, poi si allarga e illumina il pavimento della grotta. A bocca aperta rimaniamo estasiati a guardare il rito che si compie, la degna conclusione della nostra vacanza sarda.

Tornati alle macchine ci fermiamo a fare una grigliata e a festeggiare degnamente la fine di questa meravigliosa vacanza. Siamo tutti un po’ stanchi e provati dopo una settimana intensa e ricchissima di bellissime esperienze, salutiamo a malincuore i nostri compagni di avventura certi che sia solo l’inizio di una bella amicizia e ci dirigiamo a Cala Gonone per un ultimo bagno nel cristallino mare di Sardegna.

Mentre il sole tramonta sul nostro ultimo giorno di vacanza torniamo alle nostre tende dopo una ricca cena a Dorgali, la notte è breve, la sveglia prestissimo alle 5:00 quando il sole è ancora spento, si smonta, si carica di nuovo tutto in macchina e via verso Olbia dove ci aspetta il traghetto che ci riporterà a casa.

Poi il viaggio in macchina da Civitavecchia, la campagna laziale, le verdi colline umbre e i nostri monti, un abbraccio ai nostri compagni di viaggio, poi tutti a casa, è stato tutto “bellissimo”!

Alla prossima avventura.

Mirko Berardi

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Categories: racconti, slide

3 Responses so far.

  1. L.claudio ha detto:

    Esperienza fantastica che ci ha unito
    ancora di più…

  2. Francesco.Q ha detto:

    …indimenticabile.. grazie ragazzi!

  3. fabrizio p ha detto:

    Spero che sia un punto di partenza per sognare ancora ….. Grazie a tutti ! in particolare Alessio, Francesco, Antonio, Elisa, Stefania e Marta.

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