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Nelle Cave di Valdorbìa : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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Foto Mauro Barbacci

Foto Mauro Barbacci

Lavorare in altri tempi era molto più faticoso e molto meno remunerativo di oggi, trovarsi nelle vecchie cave di marna a Valdorbia è come fare un salto in dietro nel passato!

Girare per le cave a fare foto non è proprio come lavorarci, anzi, mentre ti sposti li dentro ti chiedi come abbiano fatto a portare fuori “la montagna”, le condizioni in cui lavoravano, gli strumenti a loro disposizione, niente corrente elettrica e tanta forza fisica e di volontà, tutto questo fa pensare e riflettere!

Trovare i fori pronti per inserire le cariche, trovare i pali in legno che fungevano da spie d’emergenza, tutto magnifico come inquietante. Solamente al pensiero di far brillare una mina li dentro fa venire i brividi e fa pensare come, per sostenere la propria famiglia, queste persone faticavano e rischiavano la vita ogni giorno.

Un mondo diverso, strano, entrare in un posto buio e pieno di pipistrelli dove accendendo qualche faro per fare foto ti viene in mente l’immagine vecchia e sfuocata degli operai delle cave che ancora sono li a svolgere il loro lavoro alla luce flebile delle lampade a carburo.

Un progetto fotografico e di documentazione rischioso ma allo stesso tempo affascinante quello che sto portano avanti con il mio amico, guida escursionistica e speleologica ed esperto conoscitore delle cave, Mirko Berardi e con gli altri amici del Gruppo Speleologico Cai Gubbio Buio Verticale.

Ci ritroviamo nelle cave, io con la mia PENTAX, gli altri con le loro attrezzature speleo e fotografiche, mettiamo insieme le nostre esperienze e conoscenze, faretti per l’illuminazione o flash e tanta buona volontà per tramandare la memoria di un mondo abbandonato, di un lavoro durissimo attraverso il quale la montagna ha sfamato molte bocche nelle nostre zone.

Per decenni sono state scavate gallerie per decine di chilometri lì dentro, seguendo gli stati della preziosa marna, tutto fatto con il sudore della fronte e la forza delle braccia, marna che poi veniva trasportata dai “carrettieri” con i cavalli, i muli o i buoi, fino al cementificio “Stella” di Sassoferrato.

Sentire i racconti dei pochi testimoni rimasti (tra cui il mitico “Menco” 104 anni) di quel mondo ormai scomparso è un’emozione unica: il vociare dei cavatori che all’alba risuonavano tra i vicoli del paese svegliando tutti, i pranzi offerti dalla ditta per Santa Barbara a Ponte Calcara, i carrettieri che ebbri e stanchi si addormentavano sui carretti guidati a destinazione dai loro muli; sembra di sentire echeggiare il battere delle mazze sulle punte, le“drille”, per fare i fori per le mine, e vedere gli uomini curvi con mani callose caricare la pietra sui carrelli trascinati fuori da vecchi cavalli stanchi.

E poi la polvere, che penetra nelle narici e intasa i polmoni e colora tutto e tutti di grigio; immagini e sensazioni di cui è intriso questo mondo dimenticato, memorie che se non verranno documentate ora forse tra qualche anno svaniranno e un pezzo della nostra storia verrà dimenticato per sempre.

Le cave, oramai chiuse da diverse decine di anni, sono pericolanti a tal punto che ogni volta che si accede si notano nuovi crolli, specie dopo i periodi piovosi in cui le infiltrazioni di acqua destabilizzano le pareti e i soffitti, le travi e i puntelli marciscono ed è imprudente addentrarsi nei labirintici cunicoli senza conoscere la strada da seguire, però… camminare nelle gallerie ed incontrare gli unici veri abitanti di questo mondo, i pipistrelli, che qui vengono a riposare e svernare formando colonie di centinaia di individui, ha una magia che ti ipnotizza e non ti fa pensare a nulla, tanto meno il pericolo che stai correndo li dentro.

Illuminare le scene da fotografare e trovarsi il buio più completo alle spalle è inquietante quanto magico ed è ancora più magico vedere il risultato di così tanto duro e pericoloso lavoro.

Una magia immersa nel buio!

Mauro Barbacci

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4 Responses so far.

  1. Mauro Mattei ha detto:

    complimenti mauretto…bellissima….
    bella prova ragazzi…

  2. Francesco.Q ha detto:

    Molto interessante e suggestiva!

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