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La lunga via per lo Staffa : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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05 febbraio 2017

Grotta di Monte Cucco, Salone Staffa

Domenica mattina, è brutto tempo e il letto non è stato mai così accogliente, ma è da molto che non torno in grotta e la voglia di riprovare certe sensazioni prevale, perciò mi alzo, mi preparo e parto.

Per noi eugubini appuntamento al parcheggio del Teatro Romano. Da qui partiamo in 6 (Io, Arca, Sara, Mary, Fede e Paffi) direzione Scheggia, dove ci attende Mirko e lo storico bar “Le Bighe” nel quale Buio Verticale è solito fare colazione e approvvigionarsi per il pranzo.

Espletate tutte le operazioni di rito e recuperato Mirko si parte questa volta in direzione della pasticceria “Le Camille” dove ci stanno aspettando Claudio, Mattia e Marta. Il tempo non è dei migliori, anzi la pioggia a tratti cade copiosa, ma imperterriti decidiamo comunque di salire verso Pian di Monte. Organizzate le macchine partiamo e iniziamo a salire verso Monte Cucco e a mano a mano che si sale di quota la pioggia copiosa si trasforma in nebbia, vento e pioggerellina finissima. Arriviamo al ristorante “Dal Lepre” dove siamo costretti a fermarci in quanto grossi accumuli di neve ostruiscono ancora la strada fino a Pian di Monte.

Ci vestiamo e ci prepariamo per l’avvicinamento all’entrata della grotta che, vista la distanza, la presenza di neve e le condizioni meteo abbastanza estreme si preannuncia più difficoltoso di altre volte. Claudio prende la testa del gruppo ed io, subito dietro, lo seguo con passo spedito. Ben presto ci ritroviamo soli ma, visto il cattivo tempo e il forte vento, decidiamo di procedere e attendere il resto del gruppo quando saremo al riparo dentro la grotta.

Arrivati all’entrata Claudio apre il cancello e iniziamo a scendere per la scala di acciaio che permette di superare agevolmente il primo pozzo. In fondo, mentre aspettiamo gli altri, inizio subito a vestirmi vista l’impazienza di provare la mia nuova attrezzatura comprata da poco e ancora mai utilizzata se non per qualche prova nel fondo di casa. Nel frattempo arrivano anche gli altri e anche loro iniziano l’opera di vestizione. A operazione completata ultimo briefing ai sacchi con le corde e alle singole attrezzature e si parte.

Questa per me è la seconda volta che entro da speleologo nella grotta di Monte Cucco, perciò sono impaziente di rivivere le sensazioni provate la prima volta. Nel primo tratto di grotta si percorre la via turistica fino ad arrivare alla “Sala Margherita” dove si esce dal percorso turistico e si inizia quello serio.

Zona dei Laghetti, Pozzo Terni, Pozzo Perugia e giù per il Baratro, un bel pozzo di quasi 30 metri da discendere in libera che da solo vale tutta la fatica della giornata. In fondo ci ricompattiamo un pochino e dietro la guida di Claudio e Marta in 4 ci dirigiamo verso il “Salone Staffa”.

Usciti dal salone “Saracco” ci ritroviamo subito in delle gallerie abbastanza facili da percorrere, ma piene di concrezioni che, per chi la conosce, assomigliano tanto a quelle di Frasassi. Sempre dietro a Claudio e a Marta, seguendo segni fatti da loro nelle esplorazioni precedenti, arriviamo finalmente in cima allo “Staffa”.

Si è fatta oramai ora di pranzo così uniamo l’utile al dilettevole iniziando a mangiare mentre attendiamo gli altri che arrivano poco dopo.

Dopo la meritata pausa pranzo tutti insieme iniziamo l’ultima discesa. Arrivati in fondo per alcuni inizia l’esplorazione di alcuni cunicoli mentre altri preferiscono riposarsi contemplando la meraviglia del mondo sotterraneo.

Visto lo scorrere inesorabile del tempo, fatta la foto di rito del gruppo, decidiamo di iniziare a risalire. Qui per me inizia il momento più brutto della giornata. La mia nuova attrezzatura, che non vedevo l’ora di provare, inizia a darmi dei problemi. Il croll, avendo ancora la molla di rilascio molto dura, non permette alla corda di scorrere bene perciò mi crea molte difficoltà nella risalita facendomi spendere un sacco di forze.

In cima al Baratro già sono esausto, oltre alla fatica nel risalire ho dovuto gestire il problema con il croll lavorando molto di braccia. La fatica è davvero tanta e la strada ancora lunga ma con l’incitamento di Arca e molta “tigna” riesco a raggiungere gli altri che ormai preparati per l’uscita mi aspettano in fondo alla scala d’accesso.

La nostra avventura giornaliera non è ancora terminata in quanto abbiamo la strada di ritorno da percorrere al buio e con le condizioni meteo peggiori di quelle incontrate la mattina.

Usciamo dalla grotta e in fila ci incamminiamo, con le sole torce ad illuminarci la strada, verso Pian di Monte e le macchine. Percorso il primo tratto abbastanza agevolmente all’improvviso il vento si fa fortissimo e ci sbatte in faccia carico di pioggerella mista a neve che ti leviga il viso.

Con la stanchezza che inizia a farsi sentire e la nebbia a rendere il tutto ancora più complicato, superiamo questo tratto arrivando in un punto abbastanza protetto dove ci ricompattiamo per effettuare insieme l’ultimo tratto e cioè il prato. Infatti il pezzo che dall’asfalto di Pian di Monte fino all’inizio del sentiero che porta alla grotta è un prato dove, con queste condizioni atmosferiche, la nebbia e il buio, è facilissimo perdersi in quanto non si hanno punti di riferimento.

Superato con successo anche quest’ultimo ostacolo, arriviamo alla strada e, dopo ancora qualche centinaio di metri, finalmente alle macchine, dove chi più riparato chi meno, ci cambiamo ed indossiamo panni puliti e soprattutto asciutti. Alla fine stanchi, ma felici, come è solito fare Buio Verticale decidiamo di andare tutti insieme a mangiare una pizza e concludere in bellezza la giornata.

Beh a chi leggerà questo racconto la prima cosa che passerà in mente sarà “MA CHI CAVOLO VE LO FA FARE???” e io a questa domanda risponderei di venire a provare, anche per una sola volta, quello che viviamo noi tutte le volte che andiamo in grotta. Solo provandolo si può riuscire a capire che cosa ti dà il sottosuolo.

Andrea B.

Categories: racconti

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