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La traversata della Grotta del Mezzogiorno : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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11 novembre 2018

Grotta del Mezzogiorno, Gola di Frasassi, Genga (AN)

Il cielo è limpido, di un azzurro cangiante e il sole dell’estate di San Martino ci scalda, quando sacchi in spalla solchiamo il sentiero di Pierosara che ci porterà all’ingresso della Grotta del Mezzogiorno. Il sole satura i colori dell’autunno in questo caldo novembre e ci rende ancor più piacevole l’avvicinamento.

La traversata della Grotta del Mezzogiorno ci attende, sono emozionata e un po come tutti curiosa di vedere quest’altro antro del complesso di Frasassi. Chissà se sarà concrezionata come la grotta del Fiume o avrà i colori e la poesia di Buco Cattivo, chissà se sarà ostica o fangosa. Nel tragitto penso a cosa sarà, mentre combatto con il peso di due sacchi, soprattutto nell’ultima salita fino alla nostra destinazione.

Il piccolo slargo che si apre davanti al cancello di ingresso è stato spesso meta delle mie passeggiate estive dopo il lavoro. E’ un posto familiare e con la scusa di asciugarsi dal sudore e riposarsi dalle fatiche me lo godo per un altra volta. È una piazza circondata per tre quarti da rosse alte pareti di calcare massiccio, il cancello della grotta e un enorme antro. Nel quarto restante si apre una scenica finestra sul paese di Pierosara.

Riposati e dopo aver diviso i compiti ci vestiamo ed entriamo. Mauro e Mattia sono in testa ad armare, io Mirko P., Lucia, Rita e Lorenzo, uno dei nostri nuovi acquisti, siamo nel centro. Ed infine Moira e Checco seguono al disarmo.

Attraversiamo un ampio ambiente da dove si arriva ai Cunicoli, un budello di  50 mt che si affronta per la maggior parte del tempo a carponi, tranne che per alcuni punti dove bisogna strisciare e oltrepassare alcune strettoie. Un parco giochi per alcuni, una paura da affrontare per altri, ma tra tifo da stadio e battute goliardiche anche il più grosso di noi riesce a superarle.

Arriviamo alla prima corda, una risalita su un camino di pochi metri che porta allo Scivolo. Visto da sopra sembra di stare in un film di avventura per ragazzi, quando il protagonista per sbaglio scivola in un budello e si ritrova nella stanza del tesoro. Forse non troveremo oro e diamanti laggiù, ma sicuramente qualcosa di più prezioso per noi speleologi. Ogni grotta nasconde un suo tesoro che siano colori, giochi di roccia, pipistrelli, specchi d’acqua o testimonianze di antichi visitatori. E’ sempre una scoperta e tutti noi non vediamo l’ora di andar giù e viverla.

Lo Scivolo è nei primi 40 mt dolce e diventa verticale nei successivi 30 mt. Scendiamo su uno specchio di -faglia liscissimo. Aspetto per un po gli altri, ma poi mi avvio sola per raggiungere Mattia e Lorenzo. La strada per la Sala Azzurra passa per la Galleria dell’Organo, chiamata così penso per le bellissime bianche colonne che segnano il percorso. Mi soffermo un po a guardarle, sembrano enormi candele rivestite dalla cera colata per secoli sulla loro superficie o statue che accompagnano il cammino in un corridoio di un ricco palazzo.

Alla Sala Azzurra Mattia prova il faretto appena acquistato per scattare qualche foto, aiutato da Lorenzo, mentre io ascolto il mio stomaco che reclama la pizza che ho lasciato nello zaino di Mirko. Finalmente il mio pranzo arriva, insieme al resto del gruppo. Ci riposiamo nel punto più alto della sala al di sopra della frana che conduce al pozzo elicoidale.

Riprendiamo i sacchi ed uno alla volta scendiamo nella strettoia tra i sassi per accedere al pozzo. Giriamo appesi alla corda come se stessimo sulla vite di un cavatappi e arriviamo dopo un brevissimo traverso al Pozzo della Finestra.

La finestra è una spaccatura ad ogiva che divide il pozzo da un altra sala ricca di stalagmiti. Entrambi gli ambienti sono affascinanti, la fantasia con cui l’acqua scolpisce lascia sempre stupiti. Questa volta ci offre forme ondulate, lamellari sulle pareti del pozzo e stalagmiti che sembrano alberi fossili nella sala adiacente.

Piccola risalita prima di arrivare all’ultimo pozzo sotto al quale ci ricompattiamo e vediamo la faccia di Mauro finalmente rilassata. Non deve essere facile prender su di sé la responsabilità di un uscita, ma l’organizzazione è stata perfetta e tutti abbiamo formato come al solito una bella squadra.

Alla fine usciamo al tempietto con le nuvole che si colorano di rosa e i turisti che ci guardano perplessi o curiosi. Tra questi ce n’è uno che si avvicina timidamente mentre facciamo lo scatto di rito e che alla fine coinvolgiamo nella foto: siamo in dieci, nove speleologi sporchi e soddisfatti più un bambino con in testa un casco più grande di lui che impettito guarda l’obiettivo.

Scendendo alle macchine mi si affaccia il pensiero che forse abbiamo lasciato un seme nel cuore di quel bambino e che possa passare un giorno anche lui una splendida giornata come questa.

Grazie di tutto amici

Pina

Categories: grotte, racconti, slide

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