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Notturne esplorazioni : Buio Verticale Gruppo Speleologico C.A.I. Gubbio
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_MG_958507 marzo 2014

Parco del Monte Cucco, Umbria

Venerdì pomeriggio, termine di una settimana impegnativa e stressante. Da giorni aleggia l’idea di andare a cercare la prosecuzione di una piccola grotta in quota molto promettente, non solo per le sue caratteristiche, ma soprattutto per la sua posizione.

Il meteo dice che ci sarà bel tempo, la noia settimanale ci fa scalpitare, il cervello, impegnato per ore ed ore davanti al computer e alle scartoffie, desidera solo un po’ di aria fresca, le mani fremono all’idea di spostare sassi e faticare.

Così, nelle frenetiche ore che precedono il crepuscolo, un piccolo manipolo di incoscienti si prepara a salire sulla montagna cava, nascosta sotto un cappello grigio e ricoperta di neve ghiacciata.

Stavolta siamo solo in tre: io, Marco e Tommy; pochi ma più che sufficienti all’impresa che ci prefiggiamo di compiere.

Sono quasi le sei del pomeriggio, Marco è già arrivato a casa mia, preso dalla fretta non ho nemmeno pranzato: un morso a un pezzo di ciambellone, una banana da portare via e scendiamo di sotto; prendiamo il necessario e saliamo in macchina mentre fuori il vento ulula e le cime delle montagne sono avvolte da nubi minacciose che corrono veloci.

Lungo il tragitto chiamiamo la stazione meteo situata sul Monte Testagrossa, ci risponde la voce elettronica di Jessica: “ vento a 45 chilometri orari, direzione est- sud est”. Niente male dai, pensavamo peggio. Poi chiamiamo Tommy che stranamente è puntuale e ci aspetta già a Pian di Monte:  “ragazzi c’è un vento bestiale, fa un freddo cane”, questo è già più verosimile visto che anche quaggiù è rigido.

Breve sosta per prendere dei panini all’alimentari dove la commessa ci guarda con sospetto: “dove andate ragazzi a quest’ora con questo tempo?? Non è che poi vi dobbiamo venire a cercare???”. Piccola grattatina alle parti intime e si riparte di slancio.

Salendo lungo i tornanti della ventosa montagna lo scenario diventa via via più inquietante, la temperatura scende gradualmente fino quasi a zero, il vento spazza le nubi che corrono velocissime.

Arriviamo al parcheggio dove non si vede a più di dieci metri, scendiamo dalla macchina e ci prepariamo in fretta e furia per affrontare il freddo e i circa 400mt di dislivello che ci separano dalla meta. Il vento non è fortissimo ma unito alle basse temperature e all’umidità del 100% ci regala quella sensazione di frescolino che solo la montagna d’inverno sa dare.

Sono le sette passate, il buio è totale, zaini in spalla, lampade in testa, convinciamo Tommy a uscire dal tepore della sua macchina e via a passo spedito verso la meta. Saliamo veloci fin dove il vento rallenta un pochino e si riesce a respirare. Non si vede molto ma sappiamo dove dobbiamo andare e conoscendo bene il luogo riusciamo ad orientarci; il sentiero è coperto dalla neve e solo a tratti si vede.

 Si sale a passo spedito parlando di fotografia, donne, lavoro e mille altre cavolate tanto che, distratti dal chiacchierare e dal ridere, senza accorgercene, dopo un’oretta di ripida salita le nubi che ci avvolgono si dissolvono un pochino e ci rendiamo conto di essere praticamente in vetta…

La nuda roccia e il prato hanno lasciato pian piano il posto a una coltre di neve croccante, ghiacciatissima e tagliente. Bisogna scendere, siamo troppo alti, la nebbia si è diradata ma a malapena riusciamo a individuare l’ingresso con la mega luce di Tommaso, mentre uno spicchio di luna argentata si issa all’orizzonte. La discesa è ripidissima e bisogna fare un pochino di attenzione per non scivolare giù.

Finalmente ecco l’ingresso, circondato dal ghiaccio e solo parzialmente tappato dalla neve, buon segno questo, significa che dentro la temperatura è più alta.

Entriamo velocemente, all’interno sembra che ci siano i termosifoni accesi tanto è il contrasto con il vento gelido che spazza il fianco della montagna.

La neve arriva soltanto due o tre metri dentro la grotta, mentre l’ultima parte, che interessa a noi, è sgombera, meno male perché non abbiamo nulla per spalare la neve.

La missione è rimuovere un paio di sassi enormi che impediscono di proseguire l’esplorazione di quello che sembra l’ingresso alto di una grotta… armati di tutto punto cominciamo il lavoro e in un’oretta sgomberiamo il passaggio.

In men che non si dica ci rendiamo conto di aver già fatto tutto quel che potevamo, e in molto meno tempo di quello che era previsto, tanto che siamo venuti sprovvisti dei mezzi idonei per proseguire il lavoro.

Ora, grazie al muretto a secco realizzato la volta precedente, ci rendiamo meglio conto delle reali potenzialità della grotta che sembra scendere in verticale. Ci prendiamo un po’ di tempo per riflettere meglio su da farsi mentre addentiamo ferocemente le salsicce secche che abbiamo portato per l’occasione.

Poi continuiamo a spostare altri sassi, sempre più piccoli, finché la voglia di giocare e la follia che alberga nelle nostre menti non prende il sopravvento; così tra pallate di neve, risate, scherzi e un principio di congelamento delle dita delle mani decidiamo di tornare a valle.

Prima di uscire al gelo proviamo a fare un paio di foto, operazione resa difficile dalla demenza che ci ha ormai assalito e che ci porta a fare smorfie e facce strane davanti all’obbiettivo come dei cretini.

Ci prepariamo ad uscire, fuori la temperatura sembra scesa ulteriormente e il vento ha cambiato direzione, così siamo costretti a beccarcelo tutto quasi fino alle macchine.

Appena usciti dalla coltre di nubi vorticosa, che avvolge il versante sud-est della montagna, il panorama che si apre ai nostri piedi è meraviglioso: le luci giallastre dei paesini lungo la Flaminia brillano come delle candeline accese, il cielo stellato e la flebile luce lunare ce si riflette sulla neve  disegnano un paesaggio fiabesco.

La discesa è veloce, l’ingresso in macchina fulmineo, la decisione di bere una birra tornati giù perentoria.

In fondo, anche se ad ogni passo ci siamo domandati, “perché stiamo facendo questa cosa invece di essere al pub a bere una birra??”, è stata un’esperienza fantastica.

Mirko Berardi

Categories: grotte, racconti

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